martedì 3 giugno 2025

Clessidra

 

Granelli di sabbia accarezzano

silenziosamente la via angusta

della clessidra annebbiando tra

luci e ombre i viaggi dismessi.


La strada ostacolata dai ricordi

ammassati nel tempo insediata

da fiori appassiti e disseminati

negli anni da speranze e dolori.


Inesorabile la sabbia continua

lo stillicidio del suo cammino

ignorando chiarori del tempo

lontano ma abraso dal vivere.


I granelli di sabbia, impauriti,

sussultano per non cadere nel

buio della notte senza domani.


E la clessidra emette sentenze. 

 

                          Giuseppe Romano


3/06/2025


sabato 24 maggio 2025

Arriva il tempo

 

E arriva il tempo che

ti guardi indietro con

il corpo arso dal sole

di luglio e dagli anni.


Panorami attraversati

in contenitori di latta,

compagni di viaggio

le valigie, struggenti

pensieri e vie ignote.


Le parole sparse tra

l’onde dell’etere con

rimpianti e speranze

sul futuro di domani.


Oggi, che quel futuro

riempie i tuoi giorni

ogni giorno, largo al

rimpianto per anime

che hanno fatto parte

della tua prima vita e

che non colmano più

l’andare nel labirinto.


Nel silenzio delle ore

che ininterrottamente

scivolano tra le ombre. 

 

                        Giuseppe Romano


24/05/2025





lunedì 21 aprile 2025

Francesco

 

Ti ricorderemo col sorriso e

le parole che rammentavano

quella terra che sa di pampas

di sofferenze e desparesidos.


Ci giriamo intorno, il vuoto e

il silenzio che, sgomento, urla

per scoprire che Francesco ha

deciso di raggiungere la pace.


Dalla Città Eterna le preghiere

voleranno in cielo per esaudire

i desideri tuoi quando salutavi

esortando a pregare per il Papa.


Incombe ora la nuova attesa e

la speranza con una nuova via

da attraversare per colmare il

vuoto che ha colpito il mondo.


                      Giuseppe Romano


          21/04/2025



Alle 7,35 di oggi muore

Papa Francesco, Jorge

Mario Bergoglio.



sabato 19 aprile 2025

Labbra

 

Le labbra rasentano la pelle

consumata da assolate estati.


Profumano di rosse fragole

appena raccolte dalla terra.


Nel silenzio del campo cinto

dalla nebbia mattutina, sento

l’aritmia del cuore ballerino

e le labbra appena curiose di

sfiorare il mio lascivo corpo.

La mia mente avvolge il corpo

tuo brioso ancora fresco, oltre

il desiderio di assaporare odori

ed il vento che piega gli alberi

indifferente a lacrime e dolori.


Madido di sudore, rivivo istanti

da non dimenticare con le labbra

avide che ti invogliano ad amare.

                Giuseppe Romano


19/04/2025

lunedì 7 aprile 2025

Gita a Ravenna

 

UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO

MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI


Gita a Ravenna. (Andando per Basiliche e Mausolei)


      Gita a Ravenna


Comincia a declinare il

sole in quel di Ravenna.


I mosaici ostentano beltà

agli umani rammentando

storia, inverno e il Cristo.


Le mura serbano il tempo

vetusto, Dante guardiano

invoca venia ai fiorentini.


Sguardi, estasiati, brillano. 

 

 

Con questi semplici versi ho voluto rappresentare questa giornata a Ravenna, organizzata splendidamente dalla Dott.ssa Emanuela Barzoi, Consigliere Delegato alla Cultura del Comune di Malcesine, con la preziosa collaborazione della Prof.ssa Luciana Calzà, che ci ha guidato con vivacità e competenza, mirata a visitare i mosaici e le bellezze artistiche di Ravenna, al fine di chiudere l’Anno Accademico 2024-2025, con un omaggio alla tomba di Dante Alghieri che in questa città dell’Emilia-Romagna ha concluso la sua vita terrena.

Partiti in prima mattinata da Malcesine, si è giunti a Ravenna dopo un comodo trasferimento in pulman. Durante il viaggio la Prof.ssa Calzà ci ha anticipato il percorso che avremmo fatto per visitare i luoghi, prefissati con razionalità alla luce della loro ubicazione, al fine di evitare percorsi stancanti ai partecipanti.

Il Mausoleo di Galla Placidia è il primo monumento che ci accoglie.

Commissionato dall’Imperatrice Galla Placidia per essere destinato a sua ultima dimora, non fu mai utilizzato perché la donna morì a Roma.

Entrando all’interno si è colpiti da una magica atmosfera trasmessa dai mosaici e dalla luce dorata che filtra attraverso le finestre di alabastro.

La successiva meta è stata la Basilica di San Vitale, commissionata sotto il dominio dei Goti al tempo dell’Arcivescovo Ecclesio (525-526 d.C.) e terminata dopo quasi vent’anni durante il regno di Giustiniano.

L’interno, al di sopra dei pregiati marmi, è motivo di estasi e sorpresa e si può ammirare uno splendido esempio di mosaico parietale che conferisce alla basilica l’aura imperiale e rappresentativa del potere politico e religioso di quel tempo.

Il Battistero degli Ortodossi è uno dei monumenti più antichi di Ravenna, di forma ottagonale e in muratura, presenta lati alternativamente rettilinei e absidati, traforati in alto da una finestra ad arco a tutto sesto e porte interrate.

Il Battistero degli Ariani, ubicato su una piccola piazzetta pavimentata in sampietrini, fatto innalzare forse da Teodorico alla fine del V secolo d.C., è Patrimonio dell’Umanità dal 1996 con la cupola rivestita di mosaici raffiguranti il battesimo del Cristo.

Lungo il cammino si visita la Cattedrale di Ravenna, consacrata il 3 aprile 407 d.C. e ricostruita dopo il 1700 nel moderno stile barocco su progetto dell’Arch. Giovan Francesco Buonamici.

Nel cuore della Ravenna medievale, in un piccolo angolo di pace nominato Zona del Silenzio, alla fine di Via Dante Alighieri, giungiamo alla tomba del Sommo Poeta. Sull’architrave di accesso un cartiglio in marmo recita “Dantis Poetae Sepulcrum”.

Dentro di noi un attimo di commozione per trovarci in un luogo, noto in tutto il mondo, che contiene le spoglie di un uomo che ha dato lustro all’Italia con la sua arte e il suo pensiero che, ancora oggi, ci indicano la strada da seguire nel nostro umano cammino.

Visitate le Basiliche di San Francesco e di Sant’Apollinare Nuovo, ricche anch’esse di arte e storia, abbiamo incontrato il Mausoleo di Teodorico, la più celebre e importante costruzione funeraria realizzata dagli Ostrogoti in Italia.

Fatto costruire da Teodorico come propria sepoltura attorno al 520 d.C., mescola architettura orientale e romana, dando vita ad un monumento crocevia tra l’antico popolo romano e quello dei goti. Interamente realizzato in blocchi di pietra d’Aurisina, è coperto da una grande cupola monolitica che non ha eguali nel patrimonio architettonico antico e moderno.

Un’altra opera inserita dall’Unesco nella lista dei siti italiani Patrimonio dell’Umanità.

La giornata volge al termine e i nostri occhi, colmi di meraviglie, vanno a caccia della strada che ci condurrà al pulman per il rientro alle nostre residenze umane.

E’ stata una esperienza che rimarrà nella nostra mente perché ci ha consentito di ammirare le bellezze realizzate dall’uomo nel corso dei secoli, a testimonianza delle civiltà storiche che hanno investito l’umanità.

Ci siamo arricchiti di cultura, ma anche di amicizia tra tutti i partecipanti che sono stati coinvolti in questo viaggio.


E’ d’uopo ringraziare il Comune di Malcesine e la Dott.ssa Emanuela Barzoi, Consigliere Delegato alla Cultura del Comune, l’Università del tempo libero e tutti i docenti che si sono alternati nelle lezioni durante l’Anno Accademico 2024-2025, favorendo la numerosa partecipazione degli iscritti.

A nutrimento del nostro sapere, la musica, le arti, la letteratura, la medicina, ci hanno accompagnato settimanalmente, con l’auspicio che il tutto possa essere ripetuto negli anni a venire.


                                                                                                     Giuseppe Romano

Malcesine, 5 Aprile 2025

giovedì 3 aprile 2025

Dalla tomba di Dante ai mosaici bizantini

 

UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO

MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI


Dalla tomba di Dante ai mosaici bizantini (in preparazione alla gita a Ravenna).

Prof.ssa Luciana Calzà.


Al fine di prepararci più esaustivamente alla visita che il prossimo 5 aprile faremo a Ravenna, città che, come noto, ospita la tomba del divino Dante, la Prof.ssa Luciana Calzà, dopo averci precedentemente presentato la figura e la vita di Dante Alighieri, nella sua completezza storica e letteraria, ci illustra oggi la realtà storico-culturale della Città di Ravenna, che sorge in Emilia-Romagna, con i suoi colorati mosaici e le Basiliche a pianta ottagonale.

Le origini:

In origine diverse popolazioni provenienti da Est occupano il territorio vicino al mare e alla foce di un fiume fino alla conquista romana fra il III e il II a.C.. Nell’89 a.C. la città venne federata a Roma e Giulio Cesare vi concentrò le sue truppe prima del passaggio del Rubicone verso Roma. Al tempo di Augusto, che vi creò un porto militare, divenne municipio romano e capoluogo della regione Flaminia. Assieme alla flotta giunse il Cristianesimo, che la leggenda vuole venuto dalla Siria nel primo secolo, ad opera di Sant’Apollinare, le cui imprese vengono narrate nel sesto secolo dal Vescovo Massimiliano e a cui vengono dedicate due Basiliche: Sant ’Apollinare in Classe e Sant’Apollinare Nuovo in città.

Nel 402 d.C. Onorio trasferisce a Ravenna la capitale dell’Impero Romano d’Occidente, fino alla caduta del potere bizantino in Italia (751) . La città era circondata da paludi, l’unica via di accesso veniva da Rimini ed era costruita sulla cresta delle dune costiere difficilmente accessibile agli invasori Visigoti, aperta invece ai soccorsi navali da Oriente. Gli edifici erano costruiti con sabbia e mattoni, adottando la tecnica delle volte leggere in tubi fittili per garantire elasticità e leggerezza. Tutti gli edifici hanno un aspetto esterno povero.

Ha inizio per Ravenna la stagione della prima fioritura.

Una delle prime figure note per il suo contributo artistico e religioso in particolare a Ravenna, dove si trova il celebre Mausoleo a lei dedicato, fu Galla Placidia (388 – 450), una delle figure più influenti dell’Impero d’Occidente nel V secolo. Figlia dell’Imperatore Teodosio I, visse un periodo di turbolenze politiche. Prigioniera dei Visigoti (410), sposò il successore di Alarico, Ataulfo.Tornata a Roma, dopo la morte di Ataulfo, si sposa con il generale Costanzo III da cui ha il figlio Valentiniano III, futuro imperatore. Alla morte di Costanzo III, Valentiniano III diventa imperatore con la reggenza della madre, per assumere i pieni poteri alla maggiore età.

Agli inizi del V secolo il Vescovo Orso costruisce la Cattedrale e il Battistero che assume il nome di Battistero Neoniano o degli Ortodossi con i suoi mosaici ricchi e vivaci che esaltano la piena divinità di Cristo in linea con il Concilio di Nicea. Viene realizzato anche il Battistero degli Ariani per celebrare, entrambi, il sacramento del battesimo, sottolineandone così una differenza di arte, committenza e significato storico, pur condividendo il messaggio universale di fede e rinascita.

Da porre in evidenza che l’eresia Ariana non negava la Trinità, ma ne contestava i rapporti tra le parti, con il Figlio che non era parte del Padre, ma era stato creato dal Padre e ne era quindi subordinato. Queste controverse teorie convinsero l’Imperatore Costantino a convocare il primo concilio ecumenico cristiano di Nicea (325). Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C., Teodorico II il Grande (454-526), re degli Ostrogoti, governò l’Italia dal 493 al 526 e fece di Ravenna la sua Capitale, con l’ovvia conseguenza che la città divenne un centro di arte e architettura, con opere come il Mausoleo di Teodorico e la Basilica di Sant’Apollinare Nuovo. Con la morte di Teodorico, Giustiniano riprende il controllo politico su Ravenna e, con l’aiuto del Vescovo Massimiano, completa le Basiliche di San Vitale e di Sant’Apollinare in Classe.

A seguito dell’invasione longobarda, si chiude il periodo dell’Esarcato e Ravenna, sede dell’Esarca (rappresentante dell’Imperatore) scivola in un contesto di tipo regionale (751).

Quando dopo il 1000 in Italia fioriscono i Comuni, Ravenna si trasformò in Comune e subentrò la Signoria. Nel 1275 si afferma la Signoria dei De Polenta e Guido Novello ospitò Dante negli ultimi anni della sua vita (1318-1321), con la gratitudine e l’affetto del poeta che, come noto, era esule da Firenze.

Ma Ravenna non è nota solo per ospitare la tomba di Dante, bensì anche per le sue opere d’arte, per i mosaici che valorizzano la sua architettura, per i Mausolei e questa nostra visita ci consentirà di ammirare il Mausoleo di Galla Placidia, commissionato nella prima metà del V secolo d.C. da Galla Placidia, con una pianta a croce e una cupola nascosta da un tiburio a torretta quadrata all’incrocio di quattro braccia e l’interno con le decorazioni in mosaico; la Basilica di San Vitale, commissionata sotto il dominio dei Goti al tempo dell’arcivesco Ecclesio (525-526) e ultimata quasi vent’anni dopo durante il regno di Giustiniano, con un impianto planimetrico centrale e soluzioni strutturali che la distinguono dalle tipiche chiese d’impianto basilicale e con l’edificio che svetta su due corpi prismatici in mattoni, uno più alto e uno più basso, a pianta ottagonale. Ovviamente l’interno della Basilica è decorata con mosaici stupendi che valorizzano l’intera struttura. La figura del martire Vitale compare nel meraviglioso mosaico dell’abside alla sinistra del committente Ecclesio. Come lui successivamente moriranno martiri la moglie Valeria e i due figli Gervasio e Protasio. Da visitare il Battistero degli Ortodossi, edificato attorno agli inizi del V secolo, con la base posta sotto il livello della strada dovuto al fenomeno della subsidenza che riguarda vari edifici della città. Il Battistero, di forma ottagonale, presenta lati alternativamente rettilinei e absidati, traforati in alto da una finestra con arco a tutto sesto e porte interrate, l’interno mostra una ricca decorazione tripartita, marmi nella parte inferiore, stucchi nella parte mediana e mosaici nella parte superiore, con al centro una vasca ottagonale di marmo greco e porfido rifatta nel 1500. Da ammirare la cupola dove emergono le figure dei 12 apostoli abbigliati di tunica e suddivisi in due schieramenti capeggiati da San Pietro e San Paolo. Il Battistero degli Ariani risale al V secolo d.C. ed è stato fatto, probabilmente, come complemento liturgico alla vicina Cattedrale degli Ariani.

Sant’Apollinare Nuovo, inizialmente dedicata al Salvatore e dedita al culto ariano, da successivamente consacrata al culto ortodosso e intitolata a San Martino, Vescovo di Tours.

La tomba di Dante, costruita tra il 1780 e il 1781 su progetto dell’arch. Camillo Morigia si staglia sul fondo di via Dante Alighieri ed è soprannominata Zona del Silenzio. Sull’architrave di accesso un cartiglio (Raffigurazione, per lo più dipinta o scolpita, di un rotolo cartaceo, in parte spiegato, spesso contenente un’iscrizione) in marmo che recita “Dantis Poetae Sepulcrum”, identificando immediatamente il luogo in cui ci si trova.

La sepoltura di Dante fu oggetto di diatriba fra Ravenna e Firenze che ne reclamava le spoglie in quanto Dante era stato figlio di Firenze, ricorrendo anche a papa Leone X. Il papa dette il suo assenso a patto che i fiorentini provvedessero loro stessi a prelevare e trasportare le spoglie di Dante, ma, una notte del 1519, grande fu la delusione nel trovare la tomba vuota. I francescani, temendo la risposta positiva del papa al trasferimento del poeta a Firenze, avevano provveduto a mettere al sicuro le ossa.

Il 25 Maggio 1865, durante alcuni lavori di manutenzione del convento, un muratore rinvenne casualmente in una parete una cassetta di legno con su scritto “Dantis ossa a me Fra Antonio Santi hic posita anno 1677 die 18 octobris”. L’intervento immediato di un giovane studente, Anastasio Matteucci, salvò la cassetta dalla distruzione, legittimando Ravenna come sede per l’eterno riposo del grande Dante Alighieri.

Torneremo a casa più ricchi di sapere e con gli occhi colmi di meraviglia.

                                                                                                Giuseppe Romano

Malcesine, 2 Aprile 2025

martedì 25 marzo 2025

Gaio Valerio Catullo e la poesia d'amore antico.

 

UNIVERSITA’ DEL TEMPO LIBERO

MALCESINE – PALAZZO DEI CAPITANI


Gaio Valerio Catullo e la poesia d’amore antico.

Prof.ssa Albertina Cortese


Il protagonista della lezione odierna è il grande poeta Veronese Gaio Valerio Catullo con la sua poesia d’amore e di lui ci parlerà la Prof.ssa Albertina Cortese.


Gaio Valerio Catullo (Verona, 84 a.C. – Roma, 54 a.C.) visse quando il più famoso personaggio di quell’epoca era Caio Giulio Cesare che avrebbe capovolto l’Europa, formata da tanti popoli, uniti tutti sotto l’impero romano, ma che, nonostante i suoi successi militari, sarebbe stato ucciso per una congiura di palazzo.

Da evidenziare che in quei tempi era nota solo l’Europa e parte dell’Africa Settentrionale, mentre il resto del mondo era totalmente sconosciuto, e Cesare era l’unico che comandava con Roma Caput Mundi.

Da evidenziare che cento anni prima la pianura padana era una foresta e tutti i territori al di fuori di Roma erano Province. Cesare, in origine, era un console inviato da Roma per esplorare il mondo di allora, conquistando l’Europa in dieci anni, quando si recava nei territori conquistati passava da Verona e veniva ospitato nella casa del padre di Gaio Valerio Catullo di cui era amico.

I Catullo erano di Roma, ma, per motivi commerciali, si erano trasferiti a Verona dove si erano arricchiti con la possibilità anche di ospitare l’esercito di Cesare, con Roma che si stava trasformando da Stato agricolo a Stato politicamente più avanzato, con una società strutturata che aveva una vita normale di benessere, con i ricchi, con gli schiavi e con i poveri.

Verona era una città di frontiera con una dogana a Piazza delle Erbe ed i Catullo si erano arricchiti con gli appalti.

Con la vita agiata che conducevano si potevano permettere di dare una istruzione a Gaio Valerio con un maestro privato e, dopo l’adolescenza, di mandarlo a Roma per proseguire gli studi in una loro casa.

Erano ricchi e politici, ma il giovane Catullo odiava la politica, si innamorava dell’arte e tornava a casa per le vacanze.

Come sopra accennato i confini dell’Impero Romano si fermavano al Rubicone, oltre c’erano le Province che pagavano le tasse a Roma tramite il pro-console. Da evidenziare che, quando si muovevano, gli eserciti (legioni) erano composti di circa 12.000 soldati, mentre. quando si muoveva, il Governatore era accompagnato da poche persone e per denaro e, se si recava a Milano, si fermava a Verona.

Trasferitosi a Roma non ancora ventenne, Catullo comincia a frequentare ambienti politici, intellettuali e mondani, conosce personaggi influenti e frequenta circoli poetici. Durante il suo soggiorno a Roma conosce Clodia, sorella del tribuno Clodio e moglie del console Quinto Metello Celere e se ne innamora follemente.

Clodia viene cantata nei carmi con lo pseudonimo letterario “Lesbia”, in onore della poetessa greca Saffo orginaria dell’isola di Lesbo. Il celebre carme 51 fu composto come l’adattamento di un’ode saffica ed è da molti interpretato come la prima dichiarazione d’amore a Clodia. La donna aveva una decina di anni più di Catullo ed era intelligente, emancipata e spregiudicata.


Carme 51


Colui mi sembra essere simile a un dio,

Colui, se è lecito superare gli dei,

che sedendo davanti a te continuamente

ti guarda e ascolta

mentre ridi dolcemente, la qual cosa a me infelice

strappa ogni senso: infatti non appena ti vidi,

o Lesbia, non mi rimane neppure un filo di

voce in gola,

ma la lingua si intorpidisce, una fiamma sottile

si spande attraverso le membra, di un suono

proprio

le orecchie tintinnano, entrambi gli occhi sono

coperti dalla notte.

O Catullo, l’ozio ti è molesto;

per l’ozio esulti e ti agiti troppo;

l’ozio ha un tempo mandato in rovina

re e città felici


Nel carme 52 Catullo parla a se stesso e afferma che se le cose vanno male è meglio morire.



Carme 52


Che c’è, Catullo?

Cosa ti trattiene dalla morte?

Scrofola Nonio siede sulla sella curule,

Vatinio promette menzogne per un consolato.

Che c’è, Catullo? Cosa ti trattiene dalla morte?

La relazione con Clodia andò avanti diversi anni, alternando momenti felici a momenti burrascosi con litigi, gelosie, riappacificazioni, ma sempre all’insegna dell’amore.

Nel carme 5, tra i più famosi e importanti contenuti nel Liber del poeta latino, esalta il rapporto tra i due con i baci che si danno e che si daranno.

L’amore viene posto in antitesi alla morte, è la luce della vita ma, proprio come il sole, è destinato a tramontare condannando l’uomo a una eterna notte. Dal settimo verso Catullo pare destarsi, come scuotendosi da un incubo, e riprendere il tema gioioso del titolo.

Viene quindi la celebre frase: “Da mi basia mille, deinde centum” (Dammi mille baci, poi altri cento), confermando con la parola “basi” la sua origine veronese.

Carme 5


Dammi mille baci


Viviamo, Lesbia mia, e amiamo

e non badiamo alle chiacchiere dei soliti vecchi troppo severi.

Il sole tramonta e poi risorge,

ma noi, una volta che il nostro breve giorno si è spento,

dobbiamo dormire una lunga notte senza fine.

Dammi mille baci, poi cento

poi altri mille, poi cento ancora.

Quindi, saremo stanchi di contarli,

continueremo a baciarci senza pensarci,

per non spaventarci e perché nessuno,

nessuno dei tanti che ci invidiano,

possa fa.


Bisogna dire, comunque, che il poeta ebbe anche relazioni omoerotiche per la sua ampia libertà di pensiero, documentate in alcuni carmi e scrisse uno dei più teneri componimenti catulliani dedicati a un giovinetto romano, forse uno schiavo o un liberto.

Ma per Clodia, Catullo soffre, per la volubilità della donna, libera di corpo e di pensiero, e a lei dedica la più bella poesia d’amore sopra menzionata (carme 5) adottando la parola “basi” per baci in veronese.

Quando la relazione è burrascosa si definisce “infelice Catullo” perché l’amata lo tradisce, affermando che se le cose vanno male meglio morire.

Rimasta vedova, Catullo vorrebbe sposare la sua amata, ma lei rifiuta e contatta due amici di Catullo (Furio Aurelio) per informarlo, aumentando il dolore del poeta.

Concetto Marchesi, grande storico di letteratura latina dice che la più bella preghiera di Catullo è il carme 76 dove Catullo afferma che il dimenticare una donna può essere concordato solo dagli dei.




Carme 76


Se è vero che gli uomini provano piacere nel ricordare
il bene fatto, quando hanno la sicurezza di essere onesti,
di non aver mai mancato alle promesse, né ingannato i loro simili
in alcun giuramento, invocando, in mala fede, la potenza dei numi,
allora, o Catullo, nella tua esistenza futura ti attendono molte
gratificazioni, che scaturiscono da questo tuo non ricambiato amore.
Poiché tutto ciò che di bene gli uomini possono o dire
Ai loro simili o fare, tu l’hai detto e l’hai fatto:
ma la bontà è stata inutile con quella donna che ha il cuore ingrato.
E allora perché tormentarti più a lungo?
Perché non ti fai coraggio e ti scosti da lei
E la smetti d’essere infelice, se i numi ti sono contrari?
È difficile spezzare di colpo un lungo legame d'amore.
Lo so che è difficile; ma ci devi riuscire comunque.
Questa è la sola salvezza; qui devi vincere te stesso;
devi farlo, sia che tu possa, o che non possa.
O dei, se è vero che siete misericordiosi, o se mai proprio
In punto di morte avete recato a qualcuno l’aiuto supremo,
volgete lo sguardo su me infelice e, se sono vissuto senza colpa,
strappatemi dal cuore questo male che mi conduce a rovina, questo flagello che, penetrato come un languore fino in fondo alle fibre,
mi ha cacciato via completamente dal petto la gioia.
Ormai non vi rivolgo più quella preghiera, che ricambi il mio amore,
oppure (tanto non è possibile) che voglia restarmi fedele;
sono io che voglio guarire e liberarmi da questo male nascosto.


O dei, fatemi questa grazia in cambio della mia devozione.


Versi che simboleggiano amore e dolore per l’amata, nonostante egli riconosca che Clodia è impossibilitata a restargli fedele, tanto da pregare gli dei a fargli la grazia di guarirlo e di liberarlo da questo amore che lo stà distruggendo.


Celebrato e citato da numerosi altri autori antichi e suoi contemporanei, per secoli si perde la traccia di Catullo poeta che viene riscoperto all’epoca dello Stilnovo, quando Catullo verrà finalmente e totalmente riscoperto.

Negli anni di Carlo Magno, nella seconda metà del nono secolo d.C., un Vescovo di Verona (Raterio), viene a conoscenza dei versi di Catullo, probabilmente, nella Biblioteca Capitolare della Città, ma dopo questa citazione Catullo scompare di nuovo nei secoli. Occorrerà arrivare al Trecento perché il poeta veronese guadagni di nuovo gli onori della cronaca col notaio vicentino Benvenuto Campesani. Campesani scrive, infatti, “Sulla resurrezione di Catullo poeta veronese” un epigramma basato su un manoscritto antico che egli avrebbe riportato in Italia dopo quattro secoli da quando, forse, Raterio l’aveva portato con sé in Francia, mentre in Italia di Catullo non restava più alcuna traccia. L’entusiasmo nei confronti di Catullo e dei suoi scritti si riaccende e alle sue opere si ispira e si appassiona Francesco Petrarca che alle opere di Catullo si era imbattuto a Verona nel 1345.

Di lì in poi le opere di Catullo vincono definitivamente l’oblio ricominciando a essere riprodotte e stampate in tutto il mondo.

Un autore morto ad appena 30 anni nel 54 a.C. che, anche adesso, emoziona il lettore per la modernità dei suoi versi che cantano l’amore in tutte le sue sfaccettature.



                                                                                Giuseppe Romano

Malcesine, 19 Marzo 2025


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